sabato 28 aprile 2012

AUDIOVERSI (V a) - "Tu sei come una terra" di Cesare Pavese

di Paolo Steffan

Non credo che sia (propriamente) bella, la poesia di Cesare Pavese. Eppure ha un fascino tutto suo, che me la fa amare, soprattutto quella di La terra e la morte, da cui qui leggo, e di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi: perché qui, attraverso forme che non hanno la prolissità di buona parte di Lavorare stanca, riesce quell'impasto unico di terra e carne, di sangue e vita, di morte e amore, di fuoco e luna di notte, che tutto ha del nostro essere uomini, esserlo da dentro. Sì, ne ha tutti gli elementi primari, in un impasto (fortunatamente) mai troppo perfetto e che, nella sua grezza (im)perfezione talvolta riesce dove sembra aver fallito, e lì trova la grandezza che ne ho percepito leggendo questi versi...
Come per la scorsa puntata, dedicata a Zanzotto, si dilazionerà in tre parti la lettura di Tu sei come una terra, Anche tu sei collina, Sei la terra e la morte. Questa breve presentazione valga per tutte.

Prima di dare spazio a ciò che conta, ossia i versi, voglio annotare un mio disagio di lettura, che ha riguardato anche questa puntata, ma che già precedentemente aveva determinato delle scelte: infatti, malgrado (facendo anche chilometri a piedi tra colli e boschetti) io ricerchi lande isolate ove rifugiarmi per i silenzi o dolci rumorii della natura, che sono necessari alla lettura di buona parte delle poesie che scelgo, vi trovo, anche nei più remoti loci, desolanti rumori di ruggenti motociclette o di cancerose macchine agricole... Per rispetto di Pavese, qui, ometto la registrazione commentata di tali rumori; ma ci tenevo a ricordare quali disagi vi siano anche alla riproduzione orale, per quanto modesta-mesta sia la mia, della poesia, in un mondo (o, meglio, in un paesaggio umano) che sembra fare a botte con essa.



 Un pericoloso ma fascinoso anfratto dei "miei" colli, luogo di una delle registrazioni

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